In agricoltura servono interventi legislativi per sostenerla e azioni repressive contro il contrabbando vero e proprio di prodotti che entrano nei nostri mercati e poi vengono spacciati come “Made in Sicily”. Sono state tante le operazioni fatte dalle forze dell’ordine contro l’importazione del pomodoro dalla Tunisia, delle arance dal Marocco e delle olive che arrivano da altri Paesi extracomunitari. Finiscono quasi sempre alla Grande distribuzione, perché in quei paesi che sono fuori dall’Unione Europea la manodopera costa meno, ma la qualità è scadente. Così i prodotti della Sicilia, anzi del nostro sud est, restano invenduti per colpa di una concorrenza spietata. La Regione e lo Stato hanno il dovere di proteggere la nostra agricoltura con i famosi controlli anti frode. Aggiungo anche la crisi degli agrumi e gli interventi dello Stato che non arrivano. Decine e decine di produttori della provincia di Siracusa sono sull’orlo del fallimento, mi riferisco alla zona di Lentini e Francofonte. Hanno dovuto espiantare migliaia e migliaia di piante, perché colpite dal virus della tristeza. Una pianta per dare il frutto ha bisogno di 5 anni e le aziende non sono in grado di far fronte ad impegni economici così rilevanti per un periodo così lungo. Il ministro Martina ha annunciato interventi, ma finora sono soltanto chiacchiere da caffè.
Una battaglia che mi sta a cuore è quella del grano. La Regione deve bloccare le navi che arrivano nei porti della Sicilia per scaricare il grano contaminato del Canada e dell’Ucraina. Non è ammissibile che con la produzione che c’è in Sicilia ed in Puglia, si debba ricorrere all’estero facendo arrivare il grano al glifosate. Sostanza che è tossica e nuoce alla salute dei consumatori, vietata in Italia.
Voi dovete essere rappresentati alla Regione siciliana da persone che battono i pugni sul tavolo che facciano sentire la loro voce incazzata a Roma.