La nostra Sicilia ha delle risorse strategiche, più che una Regione, potremmo essere uno Stato Indipendente. Noi non abbiamo bisogno né di sussidi, né di elemosine. Abbiamo grandi punti di forza che il mondo ci invidia: la nostra agricoltura con i prodotti genuini della nostra terra, dal vino, all’olio, la pesca con le marinerie più importati d’Europa come quelle di Mazara del Vallo, Portopalo di Capo Passero e Sciacca. Ed ancora il turismo, grazie ai Beni Culturali, unici nel pianeta.
Se il turismo non decolla è perché mancano le infrastrutture. Non ci sono le autostrade, i porti, le ferrovie. Addirittura nel nostro sud est, da anni è stata tagliata la tratta che collega Siracusa a Pachino. I treni che viaggiano il Sicilia sono ancora quelli del Far west. Cari concittadini pensate che ci vogliono 8 ore per arrivare in treno a Palermo, partendo da Siracusa. Qui non c’è nessuna freccia rossa, bianca o di colore giallo, non ci sono treni veloci e manca il doppio binario.
In agricoltura servono interventi legislativi per sostenerla e azioni repressive contro il contrabbando vero e proprio di prodotti che entrano nei nostri mercati e poi vengono spacciati come “Made in Sicily”. Sono state tante le operazioni fatte dalle forze dell’ordine contro l’importazione del pomodoro dalla Tunisia, delle arance dal Marocco e delle olive che arrivano da altri Paesi extracomunitari. Finiscono quasi sempre alla Grande distribuzione, perché in quei paesi che sono fuori dall’Unione Europea la manodopera costa meno, ma la qualità è scadente. Così i prodotti della Sicilia, anzi del nostro sud est, restano invenduti per colpa di una concorrenza spietata. La Regione e lo Stato hanno il dovere di proteggere la nostra agricoltura con i famosi controlli anti frode. Aggiungo anche la crisi degli agrumi e gli interventi dello Stato che non arrivano. Decine e decine di produttori della provincia di Siracusa sono sull’orlo del fallimento, mi riferisco alla zona di Lentini e Francofonte. I ministri dell’Agricoltura che si sono succeduti negli anni hanno sempre promesso interventi economici a sostegno del comparto. Le loro parole sono rimaste lettera morta.
Una battaglia che mi sta a cuore è quella del grano. La Regione deve bloccare le navi che arrivano nei porti della Sicilia per scaricare il grano contaminato. Oggi con gli orrori della guerra in Ucraina, non ci sarà più grano che arriva dall’est dell’Europa. Paghiamo delle scelte miopi, ovvero quello di non avere seminato nelle vaste area di Siciia e Puglia.
Voi dovete essere rappresentati alla Regione siciliana da persone che battono i pugni sul tavolo che facciano sentire la loro voce incazzata a Roma.